TESTIMONIANZE: Le preoccupazioni di una giovane mamma che lotta contro la disinformazione
Di Rubina Valli (cittadina e giovane mamma)
Leggiamo e pubblichiamo un lettera arrivata alla nostra mail di redazione
“Che
Mantova fosse una delle città più inquinate d’Italia non è una novità,
quello che però purtroppo pochissimi sanno è che negli ultimi anni il
suo territorio è stato martoriato da un numero sempre crescente di
centrali a biomasse. La Regione Lombardia è l’unica che non ha emanato linee guida riguardo a dove costruire queste centrali inquinanti e rumorose,
che disperdono nell’aria già avvelenata quantità allarmanti di polveri
sottili, producendo, come vedremo, meno energia di quella che consumano.
Il risultato è che ne vengono costruite anche in mezzo a scuole e centri abitati. Immaginiamo di mandare i nostri figli in un asilo dove arrivano i fumi tossici dei motori
di 100 panda accese a pieni giri 24 ore su 24 (che corrispondono alle
emissioni dell’impianto). Una totale assurdità, assecondata attraverso
mancanza di informazione e tutela dalle autorità regionali e locali, e
dai giornali.
Ora,
se è vero che le centrali a biomasse vengono considerate fonti della
cosiddetta energia pulita, bisogna chiarire alcuni punti. In primo
luogo, il principio alla base di queste centrali è quello di alimentarsi usando gli scarti organici di agricoltura e industria.
Questo significa che i Paesi che fanno uso di questa fonte energetica
non devono destinare parte dei loro prodotti agricoli ad alimentare le
centrali, ma solo gli scarti. In Italia la corsa al biogas è
stata ed è talmente folle da rischiare di stravolgere l’intera
agricoltura, in quanto interi campi di mais verranno destinati ad
alimentare i digestori. Mais prodotto per essere fatto marcire. Il prof. Corti, referente regionale dei comitati Nobiogas, sottolinea: ”Per
alimentare 50 centrali servirebbero nell’ipotesi massima (ma
difficilmente realizzabile) circa 10mila ettari, ovvero il 5% del
terreno agricolo provinciale con ricadute negative sui costi dei terreni
e degli affitti e rischi di monocoltura.”.
Pensiamo
all’assurdità di coltivare campi al solo scopo di produrre energia:
l’acqua usata per irrigare, i motori delle pompe, delle macchine
agricole, i trasporti…. tutta l’energia impiegata supera di gran lunga i
“benefici”, che a questo punto non ci sono più. Per non parlare dello spreco di acqua, bene sempre più prezioso.
In
secondo luogo, come ho accennato all’inizio, non sempre (o quasi mai….)
il bilancio energetico di queste centrali è in positivo. Basti pensare
che Libero, il 15 febbraio 2012, pubblicò un articolo dal titolo:
“Energia: a Bolzano impianti biogas producono più energia di quanta ne
consumano”. Dovrebbe essere scontato che una centrale di qualsiasi tipo
produca più energia rispetto a quanta ne consuma, ma con le centrali a
biomasse/biogas non è così, ed ecco perché: dell’energia contenuta nel
silomais (insilato di mais, ovvero la biomassa con la resa più elevata)
solo il 20% si trasforma in elettricità; gli indici di efficienza
energetica del silomais variano da 4 a 10, e quindi anche con la
biomassa più produttiva l’energia ottenuta può essere inferiore a quella
consumata, figuriamoci con le biomasse meno “efficienti”. È chiaro che
il bilancio è spesso in negativo, soprattutto se si considerano altri
fattori importanti quail l’aumento dei costi di trasporto per importare
la parte di alimenti per uomini e animali destinata ai biodigestori.
Per
quanto riguarda l’impatto ambientale, la corsa sfrenata al biogas non è
nociva solo per le polveri sottili emesse 24 ore su 24, ma anche per
altri fattori, come l’aumento nell’uso di pesticidi e concimi chimici,
non temperati dalla destinazione alimentare dei prodotti. La monocultura impoverisce il terreno e aumenta il rischio di erosione.
Insomma,
una fonte di energia che potrebbe essere verde se fatta con
intelligenza e cognizione di causa, si sta trasformando in un disastro
ambientale sotto gli occhi degli enti locali e regionali.
Cremona
e provincia ospitano 200 centrali, sorte senza proteste da parte dei
cittadini, che si sono fatti sentire con più forza in provincia di
Brescia e nel mantovano, con manifestazioni pacifiche, incontri
informativi, e raccolte di fondi per ricorsi legali al TAR. Ma perché
tanta indifferenza da parte di enti locali e regionali? La bramosia speculativa, ovviamente, unita alla crisi economica che ha in parte colpito anche gli agricoltori.
Il
caso di Montanara, nel comune di Curtatone, a Mantova, è un esempio
emblematico: nel mezzo di un quartiere nuovissimo, densamente popolato e
con asilo e scuola elementare, è prevista la costruzione di una
centrale a biomasse da ultimarsi entro dicembre 2012, approvata senza
che nessuno ne sapesse niente, o quasi. Solo brevi e sporadici articoli
sulla Gazzetta di Mantova ne menzionavano la costruzione, senza mai
accennare ai pericoli e ai gravi effetti collaterali per ambiente e
salute. Le persone che hanno investito i risparmi di una vita in
una casa nuova, o che si sono sobbarcati anni e anni di mutuo, adesso
si ritrovano con una proprietà invendibile, perché una volta che la
centrale esiste, nessuno vorrà mai avere una casa lì vicino. E neonati e bambini respireranno nanopolveri che penetrano nell’organismo e causano il 6% delle morti del mondo occidentale, per tumori polmonari, asma, bronchiti croniche e complicazioni annesse.
Non
è assurdo che nel 2012, in un Paese che si spaccia per democratico,
succedano cose simili? Dov’è finito il diritto all’informazione e alla
tutela? La democrazia si basa proprio su questi diritti fondamentali e,
dove essi vengono calpestati, viene calpestata la democrazia stessa e il
Paese scivola verso la dittatura.”
Il dott. Alberto Zolezzi, pneumologo,
ha informato tante persone nella zona di Montanara attraverso volantini
e inviti a partecipare a riunioni e incontri, mettendole in guardia dai
pericoli delle polveri sottili e dagli inganni del biogas. A lui vanno i
miei sinceri ringraziamenti.
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Rubina Valli (cittadina e giovane mamma)
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