Cosa dicono quelli che vogliono il megacimitero? Pt. IV
Qui potete leggere la prima parte, la seconda parte e la terza parte.
Già il fatto di chiamare una tenuta millenaria come quella di Passerano "azienda" fa capire la concezione ideologica che sottende a queste tesi. Una concezione legata al profitto che scambia i consumatori in clienti, i cittadini in sudditi. Dite che non decreterà la chiusura, ma da come ne parlate sembra il vostro più ardente desiderio. Non a caso in una lettera dell'orami ex presidente Arturo Del Vecchio venivano biasimati tutti i tentativi che il comune di Gallicano ha posto in essere per cementificare la Tenuta. Passerano sarà sinonimo di cimitero, così come lo sarà Gallicano nel Lazio. Volete creare un "non luogo" come Prima Porta, una città dei morti, che relegherà sempre di più Gallicano e tutto questo territorio a pattumiera di Roma, a cimitero di Roma. L'antica via Prenestina, la via Francigena, il Percorso degli Acquedotti sono attualmente in condizioni poco agevoli per chi volesse percorreli, spesso pieni di spazzatura ai bordi delle strade, con pochissima manutenzione. Questa è la vostra concezione di paesaggio. Per anni ci avete fatto abituare ad immondizia in ogni dove, ed oggi venite a parlare di aree compromesse? Vergognatevi.
Quanto al lavoro ed allo sviluppo che tanto decantate, oltre a ricordarvi che chi investe 160milioni non può sottostare ai diktat di un paesello sconosciuto, vi ricordo che un documento dei gerarchi nazisti distribuito nel 1944 all'università di Monaco raccontava dei campi di concentramento come dei "capannoni in cui veniva celebrato il lavoro", praticamente un posto in cui "gli ebrei, polacchi, e di altre nazionalità, potevano trovare lavoro ed impiego, anche imparare una professione". Come vedete, di scuse con il lavoro ne sono state create parecchie.
La costruzione di questo cimitero non decreterà la chiusura dell'azienda Passerano, anzi al contrario io penso che possa contribuire fortemente al suo rilancio. La costruzione del cimitero non decreterà la chiusura e la distruzione del percorso degli acquedotti. La costruzione del cimitero non decreterà la cancellazione dell'antica via Prenestina e dell'antica via Francigena. La costruzione del cimitero porterà lavoro e sviluppo sia diretto che indiretto.Con questa parte chiudiamo l'elenco di tesi e teorie poste dall'attuale maggioranza che governa Gallicano nel Lazio per giustificare un progetto di cimitero comprensoriale da 120mila loculi, un forno crematorio, un investimento di somme private da 160milioni di euro, in concessione trentennale ai promotori (privati).
Già il fatto di chiamare una tenuta millenaria come quella di Passerano "azienda" fa capire la concezione ideologica che sottende a queste tesi. Una concezione legata al profitto che scambia i consumatori in clienti, i cittadini in sudditi. Dite che non decreterà la chiusura, ma da come ne parlate sembra il vostro più ardente desiderio. Non a caso in una lettera dell'orami ex presidente Arturo Del Vecchio venivano biasimati tutti i tentativi che il comune di Gallicano ha posto in essere per cementificare la Tenuta. Passerano sarà sinonimo di cimitero, così come lo sarà Gallicano nel Lazio. Volete creare un "non luogo" come Prima Porta, una città dei morti, che relegherà sempre di più Gallicano e tutto questo territorio a pattumiera di Roma, a cimitero di Roma. L'antica via Prenestina, la via Francigena, il Percorso degli Acquedotti sono attualmente in condizioni poco agevoli per chi volesse percorreli, spesso pieni di spazzatura ai bordi delle strade, con pochissima manutenzione. Questa è la vostra concezione di paesaggio. Per anni ci avete fatto abituare ad immondizia in ogni dove, ed oggi venite a parlare di aree compromesse? Vergognatevi.
Quanto al lavoro ed allo sviluppo che tanto decantate, oltre a ricordarvi che chi investe 160milioni non può sottostare ai diktat di un paesello sconosciuto, vi ricordo che un documento dei gerarchi nazisti distribuito nel 1944 all'università di Monaco raccontava dei campi di concentramento come dei "capannoni in cui veniva celebrato il lavoro", praticamente un posto in cui "gli ebrei, polacchi, e di altre nazionalità, potevano trovare lavoro ed impiego, anche imparare una professione". Come vedete, di scuse con il lavoro ne sono state create parecchie.
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