Quello che non ti vogliono far sapere sull'impianto di biogas di Gallicano

Che cosa c’è da aspettarsi da un impianto che brucia gas da rifiuti, inquinerà o no? Produrrà veramente ammendante compostato da vendere o un ennesimo rifiuto speciale da smaltire? Che fine faranno i percolati ottenuti nella digestione? Queste domande non sfiorano neanche i nostri amministratori entusiasti. I problemi che si pongono per le popolazioni locali sono: odori - mezzi di trasporto (traffico e inquinamento) - rumori - emissioni in atmosfera - scarti e rifiuti (provocati dalle biocelle e dall’impianto di combustione del biogas) - collegamento alla rete elettrica e campi elettromagnetici. Gli odori possono derivare da trasporto, movimentazione e stoccaggio dei prodotti necessari ad alimentare l’impianto e dal digestato. La speculazione economica legalizzata è certamente una deviazione da contrastare, ma a preoccupare sono le conseguenze sull’ambiente, sulla salute dei cittadini, sull’agricoltura, sul commercio e sul turismo.
Impianti industriali ravvicinati che immettono nell’aria agenti inquinanti non sono assolutamente accettabili. Le istituzioni hanno il dovere di lavorare per bonificare l’ambiente e non per renderlo ancora più inquinato. Tra i diritti dei cittadini vi è in primo luogo quello a un’informazione corretta, e la più possibile intellettualmente onesta, il contrario di come hanno operato finora i nostri amministratori, visto che è sempre più usuale che ci si accorga di una nuova centrale “sotto casa” solo quando si iniziano a vedere le ruspe nel cantieri. SI RICORDINO che IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE è il principio generale del diritto comunitario che fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici”.

CHE TIPO DI IMPIANTO E' QUELLO DI GALLICANO?
A Gallicano “vorrebbero” realizzare un impianto per il trattamento della FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti) dalla quale si sprigiona un Biogas molto simile al metano che a sua volta alimenterà un motore generatore per la produzione di Energia Elettrica. Ciò che resta dei rifiuti viene trasformato in Compost (Concime). Questo è quello che dichiarano i proponenti il progetto, aggiungendo che è “l’uovo di Colombo” in quanto elimina la Frazione Organica ottenuta a valle della Raccolta Differenziata dei Rifiuti producendo, inoltre, degli elementi (energia-compost) a vantaggio della collettività.
 
VERO O FALSO ? Vediamo di far chiarezza.
Per il funzionamento dell’impianto occorrono:
* oltre le 25.000 tonnellate/anno di organico, proveniente quasi tutto dalla differenziata di Roma.
*oltre le 10.000 tonn/anno di Sfalci-Potature e Verde provenienti dalla manutenzione di orti, giardini
ecc.
*oltre le 5.000 tonn/anno di Fanghi provenienti dai depuratori posti a valle delle reti fognarie. Arriveranno 40.000 tonn/anno (125 t/giorno, 21 t/ora) e usciranno c.a 18.000 t/a di compost e c.a 4.000 t/a di residui pericolosi che a causa della loro tossicità e ricchezza di inquinanti, devono essere inviati a un impianto specifico di depurazione dal costo economico e soprattutto ambientale molto alto. I rifiuti organici che alimentano l’impianto vengono sottoposti ad un processo di Digestione Anaerobica (fermentazione in assenza di ossigeno) capace di produrre biogas che, dopo opportuna raffinazione, viene utilizzato per alimentare un generatore della potenza di 1 MW elettrico. Dopo il processo anaerobico, il materiale digestato, viene trattato e per ottenerne un compost.
COSA SONO LE BIOMASSE?
La frazione organica dei rifiuti e tutto quanto deriva da sfalci e potature di parchi e giardini pubblici e privati.
La sostanza organica o biomassa (SO) contenuta nei rifiuti, sia urbani, sia da attività agricole, può essere degradata, stabilizzata ed eventualmente trasformata in fertilizzante in due modi: aerobico (all’aria) e anaerobico (in assenza d’aria). L’aerobico demolisce la sostanza organica in modo “naturale” e non produce gas combustibili. Se si utilizza l’organico selezionato (da raccolta differenziata spinta e potature verdi), si produce un fertilizzante naturale ottimo per impieghi in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità. L’anaerobico agisce per lo più a caldo, con produzione di metano e altri gas inquinanti (bruciati per ottenere energia elettrica) e il “percolato”, liquido altamente inquinante. Il rifiuto esausto viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto di composizione chimica e qualità nettamente inferiore al compost aerobico ed è poco adatto per l’agricoltura, oppure a un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica. L’utilizzo principale delle biomasse dovrebbe essere simile a ciò che si verifica in natura : prima di tutto di ausilio alla produzione di cibo, poi ripristino della fertilità del suolo e diretto utilizzo dei materiali (fibre tessili, recupero di sostanze utili ecc.). Pertanto risulta utile il recupero della frazione organica dei rifiuti urbani (con una adeguata raccolta differenziata), degli scarti delle industrie alimentari, dei mercati ortofrutticoli, delle mense ecc. per produrre compost aerobico da impiegare in agricoltura.
COS'E' IL BIOGAS?
Il biogas viene prodotto nella sezione di Digestione Anaerobica dell’impianto con un processo biochimico della fermentazione, contiene al suo interno Metano, Biossido di Carbonio, Composti solfotati, Silossani ecc. Viene bruciato nel gruppo di cogenerazione per produrre energia elettrica (EE) venduta al GSE (Gestore Servizio Elettrico). Una serie di decreti legislativi, introducendo formidabili incentivi per 15 anni (certificati verdi ed altro) alla produzione di energia elettrica da biomasse solide e liquide (ultimo il DM rinnovabili del 6 luglio 2012), hanno reso appetibile usare qualsiasi cosa purché dia combustibile da bruciare e convertire in EE, riscuotendo gli incentivi dal Gestore. Bruciando il biogas si immettono in atmosfera inquinanti molto pericolosi quali: MONOSSIDO di CARBONIO (mortale se presente nell’aria in concentrazione superiore all’ uno%), ANIDRIDE CARBONICA, AZOTO (gli ossidi di azoto sono tra i responsabili dell’inquinamento atmosferico), IDROGENO (provocato da una non corretta fermentazione ed è facilmente infiammabile), IDROGENO SOLFORATO (di odore nauseabondo può dare origine ad anidrite solforosa e quindi ad acido solforico), FORMALDEIDE (l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro la inserisce nell’elenco delle sostanze considerate con certezza cancerogene), IDROCARBURI e BENZENE (tossicità elevata per l’ambiente e l’uomo), DIOSSINE (estremamente dannose), Polveri sottili PM (responsabili di gran parte delle patologie respiratorie e tumorali). Il Biogas prodotto in un anno da questa tipologia di impianti, se non venisse bruciato, potrebbe alimentare qualche migliaio di abitazioni di oltre 100 mq (consumo medio 1.600 metri cubi). In sostituzione del metano da riscaldamento.
COMPOST - PERCOLATI
Il Compost naturale, se ottenuto da fermentazione aerobica non comporta formazione di percolati liquidi (estremamente tossici) né quindi necessità di un impianto di depurazione. Nel compost ottenuto da trattamento solo aerobico l’azoto è quasi tutto organico a lenta cessione e non è dilavabile. L’azoto ammoniacale prodotto dal processo anaerobico, al contrario, finisce facilmente in falda o nei corsi d’acqua provocando seri danni all’ambiente e all’uomo. Il cosidetto compostato misto ottenuto dopo digestione anaerobica, specie se questa è stata fatta a “riciclo totale” del percolato, sarà povero di azoto organico ma ricco degli inquinanti ceduti dal percolato assorbito. La qualità del compost sarà scadente o pessima. Un impianto di digestione anaerobica, produce comunque quantità più o meno elevate di percolato liquido che è ricco di azoto ammoniacale solubile (oltre il 40% di quello totale del rifiuto), di salinità (cloruri), di metalli vari, anche pesanti, batteri patogeni etc. In questo quadro il compost definito di qualità, prodotto dagli impianti tipo quello di Gallicano, diventa residuale e “non competitivo” o al massimo servirà come specchietto per le allodole. Affermare che un impianto produce compost serve solo ai proponenti il progetto per tranquillizzare la popolazione, nascondendosi dietro termini ecologici/ecocompatibili. Sono ormai molte le aziende produttrici di frutta e verdure biologiche che hanno escluso dalle loro filiere l’utilizzo del compost ottenuto dagli impianti con processi anaerobici.

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