Urbano Barberini per la valorizzazione dell'Agro Romano Antico e contro ogni forma di speculazione
Grazie ad Urbano Barberini ed alla tenacia del Comitato per Gallicano, anche il Corriere della Sera si occupa di questo problema!
Si legge dal sito del Comitato: "chiediamo e ci impegneremo affinché si sviluppi in modo diverso
l'Agro Romano Antico! Non col cemento,
non con la merda di Roma, ma col turismo, la cultura e lo sfruttamento dei siti archeologici e naturali che ci sono. Fare il contrario sarebbe come se gli arabi non investissero nel loro petrolio, ma si buttassero sulla pesca. A volte culture che vengono accusate di essere più "indietro" di noi, sono in realtà le pià sensate. Forse i barbari del XXI secolo siamo proprio noi. Quanto alla tossicità di un impianto del genere ne abbiamo parlato con vari esperti nel convegno del 28 maggio, al quale nessun esponente della giunta comunale ha voluto partecipare. Ci spiegheranno perché nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano, l'installazione di tali impianti (che a loro dire sono innocui) in realtà sono vietati dalla Regione Emilia Romagna. Anche l'Ilva di Taranto quando fu costruita era un fiore all'occhiello nell'Italia del boom economico: lavoro, occupazione, produttività. Mentre Taranto apriva la strada a diventare la città pià inquinta d'Europa. Una strada diversa, quella dell'investimento nel turismo, nel mare, nella cultura, la avrebbe fatta diventare la perla del Mediterraneo, la Miami del sud Italia. Ma come quel Sud Italia era terra di conquista, così oggi l'agro romano antico, e la nostra zona in particolar modo, lo sono diventati nel silenzio, nell'ombra, nell'oscurità. Ben vengano eventi, convegni, articoli di giornale per spiegare le reali situazioni e i reali effetti".
non con la merda di Roma, ma col turismo, la cultura e lo sfruttamento dei siti archeologici e naturali che ci sono. Fare il contrario sarebbe come se gli arabi non investissero nel loro petrolio, ma si buttassero sulla pesca. A volte culture che vengono accusate di essere più "indietro" di noi, sono in realtà le pià sensate. Forse i barbari del XXI secolo siamo proprio noi. Quanto alla tossicità di un impianto del genere ne abbiamo parlato con vari esperti nel convegno del 28 maggio, al quale nessun esponente della giunta comunale ha voluto partecipare. Ci spiegheranno perché nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano, l'installazione di tali impianti (che a loro dire sono innocui) in realtà sono vietati dalla Regione Emilia Romagna. Anche l'Ilva di Taranto quando fu costruita era un fiore all'occhiello nell'Italia del boom economico: lavoro, occupazione, produttività. Mentre Taranto apriva la strada a diventare la città pià inquinta d'Europa. Una strada diversa, quella dell'investimento nel turismo, nel mare, nella cultura, la avrebbe fatta diventare la perla del Mediterraneo, la Miami del sud Italia. Ma come quel Sud Italia era terra di conquista, così oggi l'agro romano antico, e la nostra zona in particolar modo, lo sono diventati nel silenzio, nell'ombra, nell'oscurità. Ben vengano eventi, convegni, articoli di giornale per spiegare le reali situazioni e i reali effetti".
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