Biomasse = strage di stato
Tratto dal blog SgonfiaBiogas
Anche
con l'emergenza aria avvelenata la politica sostiene gli interessi
speculativi (e il finto ambientalismo delle "rinnovabili") contro la
salute
di redazione
(31.12.15) Il protocollo di intesa di Galletti con Regioni e ANCI sull'inquinamento atmosferico e le misure di emergenza conferma
che le istituzioni espressione delle lobby (rifiuti, bioenergy,
industria trasporti, imballaggi) non hanno alcuna intenzione di agire in
modo efficace spostando risorse significative a favore dell'obiettivo
prioritario del miglioramento della qualità dell'aria.
Le
istituzioni/comitati di affari non hanno alcuna intenzione di modificare
un modello di produzione/consumo energetico e di gestione dei rifiuti
che premia le combustioni. Continuano ad approfittare dell'emergenza
sanitaria legata a livelli elevatissimi di inquinanti nell'aria (da due
mesi) per mescolare politiche di qualità dell'aria (Direttiva
2008/50/CE) che impongono il risanamento dell'aria dagli inquinanti con
riferimenti al Protocollo di Kyoto e la produzione di energie
rinnovabili.
L'unanimità con la quale le istituzioni continuano a propalare l'equivalenza delle politiche per risanare l'aria avvelenata con quelle a favore delle energie rinnovabili (spesso pseudorinnovabili) si spiega solo con gli interessi dei gruppi politico-imprenditorial-finanziari nel business della "green energy".
E' però palese che mentre le misure per l'efficienza energetica degli edifici e per la mobilità sostenibile vedono coincidenza di obiettivi: meno gas serra e meno inquinanti, altrettanto non si può dire quando si sostituisce la produzione di energia elettrica e di energia termica per il riscaldamento ottenuta mediante la combustione di gas naturale fossile (il combustibile meno inquinante che c'è allo stato dell'arte) con le biomasse.
Il paradosso consiste nel fatto che gli assurdi incentivi alla produzione di energia elettrica da biomasse hanno disseminato la pianura padano-veneta, che nella sua interezza è area dove la qualità dell'aria è pessima o comunque insoddisfacente e da migliorare, di centrali a biomasse di ogni tipo. Il governo italiano solo il 30 novembre scorso - dopo la messa in mora da parte della Ue - ha consegnato i dati sulla qualità dell'aria del 2014 ed è saltato fuori che non aveva trasmesso neppure quelli del 2013. Le procedure di sanzione (si parla di miliardi di €) non sono scattate perché il governo faceva il furbo e non trasmetteva i dati (e perché alla Ue hanno aspettato anni a chiedere i dati).
L'unanimità con la quale le istituzioni continuano a propalare l'equivalenza delle politiche per risanare l'aria avvelenata con quelle a favore delle energie rinnovabili (spesso pseudorinnovabili) si spiega solo con gli interessi dei gruppi politico-imprenditorial-finanziari nel business della "green energy".
E' però palese che mentre le misure per l'efficienza energetica degli edifici e per la mobilità sostenibile vedono coincidenza di obiettivi: meno gas serra e meno inquinanti, altrettanto non si può dire quando si sostituisce la produzione di energia elettrica e di energia termica per il riscaldamento ottenuta mediante la combustione di gas naturale fossile (il combustibile meno inquinante che c'è allo stato dell'arte) con le biomasse.
Il paradosso consiste nel fatto che gli assurdi incentivi alla produzione di energia elettrica da biomasse hanno disseminato la pianura padano-veneta, che nella sua interezza è area dove la qualità dell'aria è pessima o comunque insoddisfacente e da migliorare, di centrali a biomasse di ogni tipo. Il governo italiano solo il 30 novembre scorso - dopo la messa in mora da parte della Ue - ha consegnato i dati sulla qualità dell'aria del 2014 ed è saltato fuori che non aveva trasmesso neppure quelli del 2013. Le procedure di sanzione (si parla di miliardi di €) non sono scattate perché il governo faceva il furbo e non trasmetteva i dati (e perché alla Ue hanno aspettato anni a chiedere i dati).
La
realtà è quella di una pianura padano-veneta e delle aree di Roma e
Napoli con aria fuorilegge mentre - dentro la camera a gas padana - in
città come Milano, Brescia, Bergamo, Cremona, Torino la situazione è
ancora peggiore. Per anni ignorando la situazione delle concentrazioni
di inquinanti (o dando per buone le balle dei proponenti) le centrali
che garantivano sulla carta allacciamenti, utilizzo dell'energia
termica, "spegnimento di camini inquinantissimi" sono state allegramente
autorizzate senza guardare per il sottile da regioni, provincie, comuni
che hanno consentito il sorgere di centrali inquinanti fin dentro i
centri abitati, anche in aree con veleni dell'aria sopra i limiti di
legge. Nella Marche il biogas ha svelato che dietro le autorizzazioni
facili c'era un giro di corruttela, altrove le indagini stagnano (la
lobby è forte e in grado di fare pressioni anche sulla magistratura).
Negli ultimi mesi sia uno studio uno studio ENEA che il Ministero della salute hanno puntato il dito contro le biomasse civili ovvero contro il crescente ricorso a questa (artificalmente) economica fonte di energia. Una bella ipocrisia di regime.
Negli ultimi mesi sia uno studio uno studio ENEA che il Ministero della salute hanno puntato il dito contro le biomasse civili ovvero contro il crescente ricorso a questa (artificalmente) economica fonte di energia. Una bella ipocrisia di regime.
Il capro espiatorio diventano i folkloristici caminetti aperti e le vecchie stufe della nonna, ma è un sistema per depistare da fatti ben più rilevanti. Peccato che Arpa e Asl, organi purtroppo politicizzati, si prestino alle commediole: "ma cosa volete che sia, è come qualche stufa...". Ma se è vero che le concentrazioni di inquinanti nei fumi dei caminetti e delle vecchie stufe sono elevatissimi, che la loro resa energetica è bassa è anche vero che:
- la Regione Lombardia ha da anni vietato l'uso dei caminetti aperti in pianura (e dall'anno scorso anche in collina);
- l'incentivo sciagurato alle biomasse - concesso sempre e comunque indipendentemente dalla qualità dell'aria - ha reso assurdamente conveniente l'uso del pellet anche per grandi caldaie automatiche estendendo il riscaldamento a legna dove già arrivava la metanizzazione e promuovendo la sostituzione delle vecchie caldaie a gasolio con caldaie a pellet invece che con quelle a metano, quest'ultimo estremamente meno inquinante;
- il diverso trattamento fiscale di metano e pellet ha riportato l'uso della biomassa per usi civili di riscaldamento anche nelle grandi città strainquinate. Accompagnato dagli incentivi per l'acquisto di stufe e caldaie a biomasse (grazie al fondo per il sostegno all'energia termica rinnovabile, molto meno generoso di quello per la produzione speculativa di energia elettrica, ma comunque tale da invogliare molti consumatori) hanno fornito un ottimo aiuto alla qualità dell'aria anche dove è "oltre i limiti di legge".
Il grido
d'allarme dell'Enea e del Ministero della salute è chiaro: il ricorso
alle biomasse, ma solo quelle "civili", motivato dalla crisi che spinge
al risparmio gli avari consumatori ha annullato i vantaggi sul fronte
dei trasporti dove la graduale sostituzione del parco veicolare ha
drasticamente ridotto le emissioni inquinanti.
Fonter: ISPRA (http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/data-viewers/air-emissions-viewer-lrtap)
Tutto vero solo che ci si dimentica:
Fonter: ISPRA (http://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/data-viewers/air-emissions-viewer-lrtap)
Tutto vero solo che ci si dimentica:
- che i cittadini passano alla biomassa perché il metano è gravato da una pesante fiscalità non per una scelta "ecologica" distorta;
- che in un piccolo comune una centrale termoelettrica a legna da parecchi MW di potenza al focolare equivale a migliaia di stufe e quindi rappresenta una sostanziale fonte di emissione.
Il
ricorso all'energia da biomasse non provoca solo aumento di
macroinquinanti e di polveri sottile ma anche di pericolosi
microinquinanti. Sono migliaia le molecole organiche originate dalla
combustione del legno, tra queste gli IPA idrocarburi policiclici
aromatici. Non esclusivi della combustione del legno ne sono, però, un
marcatore: dove si brucia legno il benzopirene aumenta in modo
caratteristico. Parliamo di una molecola da tempo classificata come
cancerogena. Eppure anche nelle aree critiche (dove la soglia massima di
benzopirene di 1ng - nanogrammo = milionesimo di grammo - fissata dalla
Ue è superata) si autorizzano centrali a cippato e altri scarti legnosi
da diversi MW termici se non decine e decine (sotto la mappa
dell'Agenzia europea per l'ambiente, anno 2014 con le aree rosse per il
benzopirene)
Enea,
Ministero della salute e ora Galletti, con il Protocollo d'Intesa,
tacciono sulle biomasse industriali. Loro sono "virtuose", abbassano (o
dicono di abbassare) i gas serra. E in omaggio a Kyoto (leggasi
speculazione) è giusto avvelenare un po' i cittadini. Un piccolo
sacrificio per un mondo meno surriscaldato, suvvia. Solo che il
sacrificio non aiuta nulla sul piano globale (è come svuotare il mare
con il secchiello) mentre comporta gente che muore (e altra che lucra
rendite parassitarie).
In caso di emergenza inquinamento il decalogo di Galletti (che in Emilia, quando era assessore regionale spingeva per le biomasse) prevede lo spegnimento del riscaldamento a biomasse "qualora vi siano sistemi di riscaldamento alternativi". Il che vuol dire spegnere solo i caminetti e le stufe "da mezza stagione" utilizzate quando si spengono le caldaie domestiche per dare una "scaldatina". Cos,ì anche se vivete in una località dove si sforano per più di una settimana i limiti di legge di inquinamento, non illudetevi che la centrale a biomasse che avete a 100 m sia spenta. Quella deve restare accesa anche se vi avvelena... per ridurre i gas serra e pulire (sic) l'aria.
Istituzioni
ed esperti si preoccupano sempre di confrontare nuove centrali con
vecchie stufe e caldaie. La cosa avrebbe senso se si sostituissero
realmente vecchi caminetti e vecchie stufe con il teleriscaldamento. Ma
abbiamo detto che non avviene. Il teleriscaldamento si è rivelato
l'ennesima scusa per autorizzare centrali che producono energia
elettrica superincentivata. Esso ormai da decenni viene considerato una
soluzione obsoleta che fa sprecare e non risparmiare energia. Di fatto
dove il teleriscaldamento c'è le utenze allacciate sono poche perché ha
un costo elevato (parliamo delle centrali a biomassa non
dell'inceneritore di Brescia A2A che fa saldi perché deve smaltire
enormi quantità di calore).
Oggi non si punta sul teleriscaldamento (costoso e vincolante) ma su edifici energeticamente efficienti che autonomamente ricorrano a una pluralità di fonti energetiche integrate sfruttando il solare termico, il fotovoltaico innovativo (non più pannelli), le pompe di calore. Una soluzione che non piace alle multiutility partitiche, alle lobby. La casa clima avvantaggia il cittadino e le ditte artigiane dell'edilizia o dell'impiantistica, le ditte che fanno innovazione, le start up. Soggetti con scarso peso specifico politico. Ma è l'insieme di soluzioni localmente più idonee che fa la soluzione. Far arrivare più sole alle facciate in inverno e ombreggiarle in estate, oltre ovviamente alla coibentazione, può consentire enormi risparmi di energia, di emissioni di inquinanti tossici e di gas serra. Milano naviga su una falda che la deindustrializzazione ha fatto risalire. Una vera "miniera di energia" se si sfruttasse con le pompe di calore il differenziale tra la temperatura dell'acqua di pozzo e quella atmosferica. Ma si torna alla legna che avvelena l'aria!
Con questo va precisato che anche la biomassa a km0 può essere sostenibile. Ma se serve solo per il riscaldamento, che garantisce alta efficienza energetica, e solo dove la popolazione è poco densa e l'aria pulita (quindi in montagna o nelle aree interne dove non ci siano però condizioni di inversione termia invernale come bei fondovalle con scarsa circolazione d'aria). Questo uso civile è molto più sostenibile dell'uso industriale (speculativo) per la produzione di energia elettrica. Da questo punto di vista va detto chiaramente che le "nuove" centrali sono destinate a mangiare soldi e a sputare inquinanti per 20 anni. Nel frattempo le tecnologie per le piccole utenze termiche a biomasse civili (che già oggi consentono emissioni poco superiori a quelle delle centrali dotate di multicicloni e altri sistemi di filtraggio) saranno meno inquinanti (concentrazione di polveri e altri inquinanti nei fumi) delle centrali. Sempre tenendo conto che le centrali lavorano 8500 ore all'anno per immettere corrente elettrica nella rete e incassare dal GSE e che buttano in aria la maggior parte dell'energia della combustione.
Oggi non si punta sul teleriscaldamento (costoso e vincolante) ma su edifici energeticamente efficienti che autonomamente ricorrano a una pluralità di fonti energetiche integrate sfruttando il solare termico, il fotovoltaico innovativo (non più pannelli), le pompe di calore. Una soluzione che non piace alle multiutility partitiche, alle lobby. La casa clima avvantaggia il cittadino e le ditte artigiane dell'edilizia o dell'impiantistica, le ditte che fanno innovazione, le start up. Soggetti con scarso peso specifico politico. Ma è l'insieme di soluzioni localmente più idonee che fa la soluzione. Far arrivare più sole alle facciate in inverno e ombreggiarle in estate, oltre ovviamente alla coibentazione, può consentire enormi risparmi di energia, di emissioni di inquinanti tossici e di gas serra. Milano naviga su una falda che la deindustrializzazione ha fatto risalire. Una vera "miniera di energia" se si sfruttasse con le pompe di calore il differenziale tra la temperatura dell'acqua di pozzo e quella atmosferica. Ma si torna alla legna che avvelena l'aria!
Con questo va precisato che anche la biomassa a km0 può essere sostenibile. Ma se serve solo per il riscaldamento, che garantisce alta efficienza energetica, e solo dove la popolazione è poco densa e l'aria pulita (quindi in montagna o nelle aree interne dove non ci siano però condizioni di inversione termia invernale come bei fondovalle con scarsa circolazione d'aria). Questo uso civile è molto più sostenibile dell'uso industriale (speculativo) per la produzione di energia elettrica. Da questo punto di vista va detto chiaramente che le "nuove" centrali sono destinate a mangiare soldi e a sputare inquinanti per 20 anni. Nel frattempo le tecnologie per le piccole utenze termiche a biomasse civili (che già oggi consentono emissioni poco superiori a quelle delle centrali dotate di multicicloni e altri sistemi di filtraggio) saranno meno inquinanti (concentrazione di polveri e altri inquinanti nei fumi) delle centrali. Sempre tenendo conto che le centrali lavorano 8500 ore all'anno per immettere corrente elettrica nella rete e incassare dal GSE e che buttano in aria la maggior parte dell'energia della combustione.
Alla
base della distinzione tra biomasse "cattive" (quelle per il
riscaldamento civile) e quelle "buone" (quelle industriali =
speculative) ci sono tanti trucchi. Con i quali si ribalta la realtà
delle cose. Uno
consiste nel confrontare centrali di oggi con stufe di ieri senza
considerare che (specie se il governo desse incentivi ai privati) le
stufe e caldaie di domani saranno molto meno inquinanti. Ma oltre a
questo trucco (e quello già ricordato del "teleriscaldamento") ve n'è
uno ancora più sporco: quello della
"pubblica utilità" di questi impianti industriali che servono solo a
macinare incentivi e che sarebbero subito spenti se gli incentivi
venissero meno (dal momento che a prezzi di mercato della biomassa e
dell'energia elettrica vanno in perdita). La triste realtà è che il
cittadino paga con i canoni accessori esosi della bolletta energetica
per ingrassare gruppi finanziari, fondi pensione, banche, ecomafie,
politici e burocrati che si celano dietro le scatole cinesi delle srl
che gestiscono le centrali.
L'aver
acceso centrali a biomassa in pianura padana e nelle aree metropolitane
è di per sé un crimine contro la salute che non si giustifica in alcun
modo con politiche energetiche "sostenibili" (posto che la salute è un
valore che viene prima della "rinnovabilità" o così si spera anche se si
sa che Costituzione, Direttive e diritti fondamentali sono spesso carta
straccia, abilmente aggirati )
In ogni caso è bene ricordare che una centrale termoelettrica con caldaia e turbina alimentata a cippato ha una efficienza elettrica del 15% e che nella stragrande maggioranza dei casi (specie in estate) la preponderante componente di energia termica viene bellamente dissipata... in atmosfera.
Inutile ricordare che una centrale termoelettrica moderna a gas naturale ("turbogas") ha efficienze elettriche del 60%. Unita alla grande differenza nelle emissioni. Una centrale a biomasse legnose deve rispettare limiti di 20-30 mg /Nmc ( metro cubo normalizzato ovvero alla pressione atmosferica e alla temperatura di 0°C.) di polveri totali (che comprendono anche particelle superiori a 10 micron bloccate dal naso). Una centrale a gas naturale a ciclo continuo ("turbogas") emette polveri totali in misura inferiore a 1 mg/Nmc (l'ultima generazione anche molto meno ovvero 0,01 mg/Nmc).
In ogni caso è bene ricordare che una centrale termoelettrica con caldaia e turbina alimentata a cippato ha una efficienza elettrica del 15% e che nella stragrande maggioranza dei casi (specie in estate) la preponderante componente di energia termica viene bellamente dissipata... in atmosfera.
Inutile ricordare che una centrale termoelettrica moderna a gas naturale ("turbogas") ha efficienze elettriche del 60%. Unita alla grande differenza nelle emissioni. Una centrale a biomasse legnose deve rispettare limiti di 20-30 mg /Nmc ( metro cubo normalizzato ovvero alla pressione atmosferica e alla temperatura di 0°C.) di polveri totali (che comprendono anche particelle superiori a 10 micron bloccate dal naso). Una centrale a gas naturale a ciclo continuo ("turbogas") emette polveri totali in misura inferiore a 1 mg/Nmc (l'ultima generazione anche molto meno ovvero 0,01 mg/Nmc).
Sottoutilizzare
come ha fatto l'Enel con il calo del consumo elettrico centrali
turbogas per obbedire al diktat dell'immissione prioritaria in rete di
energia elettrica da biomasse nell'ambito della pianura padana è
semplicemente un attentato alla salute, la scelta consapevole di far
morire delle persone in più per favorire una pura speculazione
finanziaria. I biomassisti raccontano che le biomasse spengono le
centrali a carbone ma l'Enel (Edison) spengono o fanno marciare a ritmo
ridotto (con aumento del costo dell'energia) in base all'esubero di
offerta. E se prima servivano due centrali a pieno ritmo e adesso ne
basta una la si spegne (o si fa marciare al minimo) anche se è nuova e
poco inquinante.
Molto ci sarebbe da dire anche sulla decantata "sostenibilità" delle biomasse agroforestali. Ricordiamo solo che, direttamente o indirettamente, la corsa mondiale alla produzione di energia da biomasse sta distruggendo quelle foreste che dovrebbero garantire il clima e svolgere un ruolo di sequestro della CO2. Ma qualcuno ancora pensa che le biomasse siano state concepite per nobili fini ambientali? Gli "scarti" legnosi sono ormai tutti diretti alle centrali con grave pregiudizio dell'industria del mobile che di questi scarti faceva pannelli multistrato. Quindi è l'import che sostiene la speculazione (alla balla dell' "usiamo la pulizia dei boschi" ormai non crede più nessuno). Pellet dalla Germania che utilizza legname bielorusso e per la (molta) energia necessaria per la pellettizzazione usa energia elettrica da nucleare. Pellet che viaggia centinaia di km. O cippato e ramaglie dall'Austria, dalla Croazia. Ma ci sono anche interi "bastimenti" che portano in Europa materiale legnoso da Estremo oriente e Americhe dove si tagliano foreste naturali e le piantagioni a rapida crescita (con uso di ogm e pesticidi) sostituiscono la foresta. Tutto molto ecologico.
Molto ci sarebbe da dire anche sulla decantata "sostenibilità" delle biomasse agroforestali. Ricordiamo solo che, direttamente o indirettamente, la corsa mondiale alla produzione di energia da biomasse sta distruggendo quelle foreste che dovrebbero garantire il clima e svolgere un ruolo di sequestro della CO2. Ma qualcuno ancora pensa che le biomasse siano state concepite per nobili fini ambientali? Gli "scarti" legnosi sono ormai tutti diretti alle centrali con grave pregiudizio dell'industria del mobile che di questi scarti faceva pannelli multistrato. Quindi è l'import che sostiene la speculazione (alla balla dell' "usiamo la pulizia dei boschi" ormai non crede più nessuno). Pellet dalla Germania che utilizza legname bielorusso e per la (molta) energia necessaria per la pellettizzazione usa energia elettrica da nucleare. Pellet che viaggia centinaia di km. O cippato e ramaglie dall'Austria, dalla Croazia. Ma ci sono anche interi "bastimenti" che portano in Europa materiale legnoso da Estremo oriente e Americhe dove si tagliano foreste naturali e le piantagioni a rapida crescita (con uso di ogm e pesticidi) sostituiscono la foresta. Tutto molto ecologico.
I
"nostri" politici e gli esperti (a libro paga della speculazione) sono
però pronti a sostenere che "la qualità dell'aria è migliorata". Ma se
andiamo a vedere il PM 2.5 (rilevato da poche centraline e da pochi
anni, a Milano solo dal 2007) l'affermazione appare come l'ennesima
menzogna per ingannare il suddito tartassato e avvelenato. La messe di studi che correla PM 2.5 (il particolato di diametro inferiore a 2,5 μg (micron),
un micron è un millesimo di millimetro) è ormai abbondante. Gli studi
condotti in Europa e negli Usa indicano che c'è una correlazione lineare
tra mortalità prematura (a breve e lungo termine) e concentrazioni
anche basse di PM 2.5. Ogni 10 μg (microgrammi)
il tasso di mortalità a lungo termine aumenta di valori del 5-10%,
quello a breve del 2%. Quanti morti in più rispetto a PM 2.5 zero? Se
la mortalità "base" fosse 10 per mille un PM 2.5 medio di 20 μg
comporterebbe 15% in più di tasso di mortalità ovvero 11,5 per mille.
1,5 per mille in più. Su un milione di persone fa 1.500 morti premature.
Ma nelle emissioni non c'è solo PM 2.5! In ogni caso a Milano siamo
oltre 30 μg
e il trend non è affatto in diminuzione. Sotto i dati elaborati su
quelli ARPA. L'ARPA fornisce il trend del PM 10 che è in diminuzione.
Peccato che il PM 2.5 non segua il PM 10. Se dovessimo considerare il PM
1.0 e il PM 0,1 (nanopolveri) probabilmente le cose apparirebbero
ancora più drammatiche.
Uno studio pubblicato nel 2011 (http://www.scopus.com/record/display.uri?eid=2-s2.0-84855559367&origin=inward&txGid=0) relativo alla situazione 2006-2009 (prima del boom del pellet) arrivava alla conclusione che a Milano, nel periodo autunno-inverno, il contributo delle biomasse al PM 2.5 era già pari al 25-30% mentre il traffico rappresentava il 17-24%. Ma sono passati 8 anni!! A Milano è successo lo stesso che altrove: il guadagno della riduzione di emissioni da autoveicoli è stato compensato dalle biomasse. La combustione di metano, fonte primaria del riscaldamento contava per lo 0-1%.
Uno studio pubblicato nel 2011 (http://www.scopus.com/record/display.uri?eid=2-s2.0-84855559367&origin=inward&txGid=0) relativo alla situazione 2006-2009 (prima del boom del pellet) arrivava alla conclusione che a Milano, nel periodo autunno-inverno, il contributo delle biomasse al PM 2.5 era già pari al 25-30% mentre il traffico rappresentava il 17-24%. Ma sono passati 8 anni!! A Milano è successo lo stesso che altrove: il guadagno della riduzione di emissioni da autoveicoli è stato compensato dalle biomasse. La combustione di metano, fonte primaria del riscaldamento contava per lo 0-1%.
Che le nanopolveri siano dannose alla salute non lo nega (quasi) nessuno. Particelle
costituite da metalli pesanti o composti organici tossicologicamente
attivi che entrano nelle cellule e anche negli organi subcellulari non
possono fare bene alla salute. Parlando di polveri totali, abbiamo visto
come le centrali a biomasse "diano una mano" all'avvelenamento
dell'aria molto più delle centrali termoelettriche a gas naturale. Ma è
in materia di nanopolveri (quelle che fanno poco peso ma molto numero)
che la differenza tra bruciare metano e bruciare pellet (la biomassa
meno inquinante) diventa enorme. E questa volta confrontando caldaie
civili di potenza confrontabile. Questa realtà è stata messa in luce da
uno studio del Politecnico di Milano del 2009. Uno studio molto citato
perché voleva dimostrare che gli inceneritori inquinano poco.
Confrontando le caldaie, però, emergeva il seguente quadro dal confronto
tra gasolio, metano e pellet.
Numero particelle per cm3 di aria
___________________________________________________
aria ambiente 29.000
emissioni caldaia pellet 38.000.000-52.000.000
caldaia a gasolio 8.600.000-67.000.000
caldaia a metano 0*-4.500
___________________________________________________
* al di sotto del limite di rilevazione
E'
bene tenere presente che stiamo parlando di particelle che nessun
filtro riesce a trattenere. Già è difficilissimo filtrare particelle di
1 μm . Figuriamoci quelle inferiori a 0,1 μm.
Dal
quadro tracciato emerge che è grave che autority pubbliche e governo
individuino nella combustione di biomasse una causa di inquinamento
grave e poi continuino ad incentivare attraverso la leva fiscale o,
peggio, regalando alla speculazione una fetta della bolletta energetica
di cittadini e imprese la generazione di energia elettrica e termica
dalle biomasse stesse. La realizzazione di centrali a biomasse nelle
aree più inquinate del paese (pianura padana e aree metropolitane) deve
essere bloccata.
Le centrali finalizzate alla produzione di energia elettrica realizzate negli abitati devono essere spente.
Gli
incentivi pubblici devono essere spostati dalle misure che
avvantaggiano la grande industria e la speculazione a quelle a favore di
una mobilità realmente sostenibile (non veicoli privati meno inquinanti
ma sistemi di trasporto o non inquinanti o ad uso di più utenti) e ad
una riqualificazione edilizia e urbanistica finalizzata alla
realizzazione di case-clima e a favorire una mobilità sostenibile.
La
tutela della qualità dell'aria e della salute deve essere anteposta ad
ogni altro obiettivo, specie se pretestuosamente finalizzato a favorire
interessi lobbistici speculativi.
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