MEGACIMITERO e la TRUFFA DELLA FINANZA DI PROGETTO/PROJECT FINANCING


Premessa. Il codice unico sugli appalti pubblici, anche chiamato legge Merloni, viene licenziato dal Parlamento italiano nel 1993 per evitare che ci fosse una nuova tangentopoli. È con questa legge che viene introdotta la cosidetta finanza di progetto.Questa tipologia di finanziamento ci viene venduta come la soluzione al problema della costruzione delle opere pubbliche per mancanza di soldi, grazie all'intervento del capitale privato. In realtà è l'esatto contrario: si è dato al privato la possibilità di costruire e gestire lui le opere di pubblica utilità, pur se il principale finanziamento è pubblico. Una commistione tra interessi pubblici e privati che vedono ricadere sulle spalle del “socio” pubblico tutti i costi e su quelle del privato solo i ricavi.
Appalto e concessione. Per capire la finanza di progetto dobbiamo introdurre i due principali tipi di contratto utilizzati per costruire infrastrutture pubbliche: l'appalto e la concessione. Nel primo caso il committente pubblico realizza il progetto e tramite gara di appalto lo fa costruire al privato che produce la miglior offerta. Nel secondo caso è il privato che vince la gara che realizzerà il progetto, dietro linee guida scritte dall'amministrazione pubblica, che lo finanzierà, ricevendo in cambio dal committente pubblico la possibilità di gestire la struttura per un periodo di anni per rientrare dei costi con i ricavi realizzati. È chiaro che con il contratto di appalto si possono costruire anche opere che non creano reddito ma che sono finanziate dalla fiscalità generale (scuole, carceri, ospedali...) mentre con la concessione si costruiscono solo quelle che procureranno reddito al concessionario (un parcheggio per esempio). Nel contratto di concessione è previsto l'aiuto economico del pubblico, si chiama “premio”, un contributo.
Project financing. Con l'introduzione della finanza di progetto (project financing) tutto cambia. Con questa tipologia di contratto, pubblico e privato costruiscono insieme l'opera diventando “soci”. Si possono così costruire sia le cosiddette “opere fredde” (che non danno reddito), sia quelle “calde” (che producono reddito), perché l'amministrazione pubblica partecipa all'operazione finanziaria come socio finanziatore ma anche come unico cliente. Ecco la prima particolarità. Tutta l'operazione sarà gestita dal “socio” privato con la qualifica di concessionario. Sarà lui che realizzerà il progetto, che detterà le regole e che, ecco la seconda particolarità, gestirà il finanziamento pubblico. La cosa incredibile è che la finanza di progetto prevede un investimento del pubblico che può arrivare sino al 90% ma con la gestione privatistica dell'opera.
Il promotore. Punto fondamentale della finanza di progetto è l'istituzione del “promotore”. Non è più l'amministrazione pubblica che sceglie cosa costruire ma il costruttore stesso che può scegliere, da un elenco preparato dall'ente pubblico, quale opera realizzare. Nel menù l'ente pubblico scrive una stima indicativa dei costi da sostenere, la percentuale di investimento a carico del privato, le linee guida da rispettare. Il Promotore sceglie cosa realizzare proponendo all'amministrazione un progetto provvisorio corredato da un piano economico dove sono calcolati i costi e ricavi dell'operazione. Sarà lui, come concessionario, a decidere costi e ricavi dell'operazione. Se il progetto è ritenuto dall'ente pubblico (Comune, Provincia, Regione) di “pubblica utilità”, valutazione che non prevede di esaminare solo il parametro del costo, viene messa in cantiere. Come si può coniugare il contratto di concessione – la finanza di progetto è una variante della concessione – con opere che non generano reddito, tipo un ospedale? Facendo diventare il socio pubblico non solo finanziatore, ma unico cliente del concessionario, facendogli sottoscrivere un contratto per la fornitura di servizi dietro il pagamento di un “canone”. Canone che deciderà il concessionario. Canone che deve perseguire un unico scopo: far star in piedi l'impalcatura del piano finanziario. Anche prevedendo prezzi fuori mercato, se l’ente pubblico è d’accordo. In realtà non si tratta di una vera e propria gestione ma di un appalto di servizi in monopolio per un lungo periodo. Ad oggi né la Corte dei Conti, né l'Ente di Controllo degli Appalti hanno rilevato anomalie in questi contratti.
Società di progetto. Per costruire e gestire l'operazione il promotore deve costituire la cosiddetta “società di progetto”, una società per azioni che si caricherà sulle sue spalle gli oneri finanziari dell'opera. Una società di cui il promotore non risponderà con i suoi beni se fallisce. Una società che per operare deve chiedere, per legge, un prestito bancario dando come unica garanzia la redditività dell'opera. Possibile che una banca conceda finanziamenti per centinaia di milioni con questa sola garanzia? Chiaramente no, se non fosse che sarà poi il socio pubblico a garantire il prestito per il fatto che sarà sia il maggior finanziatore dell'operazione, sia quello che sosterrà eventuali aumenti dei costi, sia l'unico cliente pagante con delle tariffe decise dal concessionario non sulla base dei prezzi di mercato, ma su quanto deve incassare per ripagare il prestito ottenuto.
Conclusioni. Inutile dire che tutte le “opere fredde” che prima venivano costruite con il contratto di appalto, da anni si costruiscono con la finanza di progetto. In pratica grazie alla finanza di progetto il costruttore gestisce tutta l'operazione con la qualifica di concessionario – quindi con un ridotto controllo da parte dell'ente pubblico, con regole meno stringenti - senza però correre né rischi industriali (se servono altri soldi li metterà il socio pubblico) né commerciali (il pubblico è il suo unico cliente che paga un canone deciso dal concessionario).La tangente è ormai superata, tutta l'operazione infatti è una grande tangente, perché il costruttore gestisce l'intero finanziamento con la politica completamente asservita agli interessi del privato.
I 4 nuovi ospedali. Nel 2003 la Regione Toscana decide che sono necessari quattro nuovi ospedali da costruirsi nelle città di Prato, Pistoia, Lucca e Massa. E che si faranno con la finanza di progetto. Pochi mesi, e a giugno 2003 due promotori presentano il loro progetto, dopo diatribe e ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, con un iter procedurale non troppo chiaro. Nel 2007 il vincitore, un raggruppamento di aziende formato da Astaldi (primo costruttore italiano), Pizzarotti (quarto costruttore italiano) e Techint (azienda italo-argentina operante nel campo della tecnologia), firmano con le 4 Asl interessate il contratto per la costruzione e la gestione dei nuovi ospedali. Il 25 gennaio 2012 la Avcp (l'Agenzia di Vigilanza sui Contratti Pubblici) fa i conti dell'operazione producendo un crono programma che permette di conoscere i costi dell'operazione e la suddivisione dei costi tra il pubblico ed il privato. Costo dell'operazione 421.892.828,00 euro (che nel 2013 è arrivato, tra adeguamenti di prezzi, varianti in corso d'opera e arredamenti a 718.933.198,50 euro). A Lucca, per esempio, l'ospedale aprirà, forse, ad aprile ma già due varianti in corso d'opera hanno fatto aumentare i costi di circa 10 milioni di euro. Prevedendo che l'ultimo ospedale ad entrare in funzione sarà quello di Massa a metà 2015, le cifre sia della costruzione che della gestione saranno sicuramente superiori.Canone di gestione dei servizi non sanitari (cup, lavanderia, sterilizzazione ferri chirurgici, pulizie, mensa,...) 56 milioni l'anno per 19 anni, cioè di 1.064.000.000,00 (ad oggi vista la prima fattura trimestrale dei servizi resi per il nuovo ospedale di Prato i calcoli fanno stimare una cifra intorno al 1.152.000.000,00 euro circa, che sicuramente aumenteranno visto che la concessione supererà i 19 anni concordati).La prima cosa che salta agli occhi è la differenza di investimento del pubblico e del privato. Da una parte l'investimento privato rimane costante (a parte un unico aumento dal 25% al 45% che va di pari passo con la riduzione della quota di partecipazione delle Asl per il fatto che non si riescono a vendere i “vecchi” ospedali), mentre quello pubblico oltre ad essere superiore si alimenta anche dei cosiddetti “oneri di costruzione”, cioè il costo della sicurezza del cantiere (l'aumento per la sicurezza è del 115%) e degli “oneri finanziari”, che sono sia costi dovuti all'Iva ma anche i costi sostenuti dal privato con la banca per avere il prestito, compresi gli interessi del prestito stesso. Visto che la legge dice che i soldi il concessionario deve prenderli con un prestito, è chiaro che i costi sostenuti, interessi compresi, il privato li fa pagare al socio pubblico. Resta il fatto che a fronte di un investimento privato di 220 milioni di euro, il concessionario ricaverà dalla gestione più di 1 miliardo di euro senza correre alcun rischio. Non male una rendita del 500%.
Daniele Rovai, autore del libro “La nuova sanità toscana – I 4 nuovi ospedali toscani e la legge truffa del project financing"
Tratto da Senza Soste cartaceo n. 90 (febbraio-marzo 2014)

Commenti

  1. "Le mani non basta giungerle, bisogna anche menarle" Manuel Scorza (Rulli di tamburo per Rancas)

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